«Amo molto parlare di niente. È l’unico argomento di cui so tutto»
– Oscar Wilde –
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Anche quest’anno vogliamo giocare con i film e con il calendario.
Abbiamo chiesto a amici e collaboratori, professionisti del settore e cinefili, un elenco dei 5 migliori film usciti, o visti per la prima volta, durante l’anno solare 2012.
Concluderemo a gennaio inoltrato, stilando una classifica del meglio del meglio e un elenco delle segnalazioni… come fatto lo scorso anno.
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Andrea Pastor
Filmcritica |
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Mi sono stati chiesti cinque titoli e mi voglio attenere al gioco. In ordine dunque di presunta preferenza (ho visto Hugo due anni fa): |
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To the Wonder Il sogno dello sguardo e di una cosa, di un cinema mai sentito, di una doppia immagine capace di trascendersi continuamente, di una voce multipla che cerca di prendere corpo, in uno spazio che è sempre e comunque off. Le radici fluttuanti di un albero che non c’è più e che nell’immagine e nel sonoro vuole ancora assumere vita e consistenza. La parola e le cose di una proiezione infinita, irriducibile e antagonista, Montaggio sospeso tra le attrazioni dell’alta e bassa marea. |
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Holy Motors Et la machine va. Nel tempo filmico tutto appare e scompare, le luci e il trucco come generatori di storie e maschere polimorfe, dove il falso e il verosimile si stratificano alla ricerca di un’imago veramente perduta. Ballard e Cronenberg non possono abitare più qui, in una Parigi Cinema priva di onde, che non dorme perché non può più addormentarsi. E riflettersi, specchiarsi. Rigenerazione a vista dell’immagine filmica, lontana dai generi, genere a sé stante. Il corpo al lavoro fra luce e buio, in un anno zero nel quale i corpi d’amore possono però ancora cadere, prima del ritorno alla casa del sé Padre cinema che resta, incantato, a guardare, il cielo e le stelle. Now voyager. |
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Gebo et l’ombre Le stellestars non si riconoscono quasi, la luce è fioca nell’ultimo, estremo e estremistico film saggio di de Oliveira. Il fattore della verità tutto in una notte, giocata fra interni e esterni spettrali, come coloro che li abitano. Il teatro è altrove e forse non siamo nemmeno più dietro le quinte. Gruppo quasi di famiglia dove i corpi sembrano più che parlanti, parlati, e recitare il Testo che solo un Ronconi avrebbe potuto far finta di mettere in scena, girare. Le navire night continua a esplodere congelato dal calore di un’illuminazione artificialmente naturale che vorrebbe, fino all’ultimo, farsi luogo della Verità. |
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Passion Più gli schermi si rincorrono slittandosi e rincorrendosi vertiginosamente, più i doppi si illudono di annientarsi e sbranarsi, più come spettatori ci sentiamo molteplici e più e il nostro occhio si inabissa, perturbante e perturbato. Malickianamente si oscilla tra le due belle e il cinemabestia che le fa ballare in una danza di morte, forse solo apparente, espressionisticamente e fittiziamente hitchcockiana .Il voyeurismo a forza di farsi lavorare dal cinema è come collassato e il nostro occhio ‘sui generis’ cerca disperatamente un punto sul quale focalizzarsi. Set infuocati, doppi corpi e volti di superfici sotterranee che impediscono, ancora una volta, o qui più che mai, al senso, di respirare ‘bene’. |
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Io e te Il cinema è danza, è amore, dipendenza, quasi morte. È imparare a guardare e a farsi guardare dall’altro, prima che l’immagine si fermi. Bertolucci ci ha mostrato, fingendo uno sguardo vergine, tutto questo. Duemila atto primo. |
Dei titoli selezionati da Andrea Pastor tra il meglio del 2012, su RC puoi trovare:
▪ "Holy Motors" di Leos Carax – a cura di Olivier Père
▪ "Holy Motors" di Leos Carax – a cura di Michele Salvezza
▪ "Gebo et l’ombre" di Manoel de Oliveira – a cura di Leonardo Persia
cover image: To the Wonder di Terrence Malick
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