Il meglio del 2012 – Andrea Pastor

«Amo molto parlare di niente. È l’unico argomento di cui so tutto»
– Oscar Wilde –

 

Anche quest’anno vogliamo giocare con i film e con il calendario.
Abbiamo chiesto a amici e collaboratori, professionisti del settore e cinefili, un elenco dei 5 migliori film usciti, o visti per la prima volta, durante l’anno solare 2012.
Concluderemo a gennaio inoltrato, stilando una classifica del meglio del meglio e un elenco delle segnalazioni… come fatto lo scorso anno.

 

 

Andrea Pastor

Filmcritica

 

Mi sono stati chiesti cinque titoli e mi voglio attenere al gioco. In ordine dunque di presunta preferenza (ho visto Hugo due anni fa):

To the Wonder
di Terrence Malick
(USA/2012)

Il sogno dello sguardo e di una cosa, di un cinema mai sentito, di una doppia immagine capace di trascendersi continuamente, di una voce multipla che cerca di prendere corpo, in uno spazio che è sempre e comunque off. Le radici fluttuanti di un albero che non c’è più e che nell’immagine e nel sonoro vuole ancora assumere vita e consistenza. La parola e le cose di una proiezione infinita, irriducibile e antagonista, Montaggio sospeso tra le attrazioni dell’alta e bassa marea.

Holy Motors
di Leos Carax
(Francia-Germania/2012)

Et la machine va. Nel tempo filmico tutto appare e scompare, le luci e il trucco come generatori di storie e maschere polimorfe, dove il falso e il verosimile si stratificano alla ricerca di un’imago veramente perduta. Ballard e Cronenberg non possono abitare più qui, in una Parigi Cinema priva di onde, che non dorme perché non può più addormentarsi. E riflettersi, specchiarsi. Rigenerazione a vista dell’immagine filmica, lontana dai generi, genere a sé stante. Il corpo al lavoro fra luce e buio, in un anno zero nel quale i corpi d’amore possono però ancora cadere, prima del ritorno alla casa del sé Padre cinema che resta, incantato, a guardare, il cielo e le stelle. Now voyager.

Gebo et l’ombre
Titolo italiano: Gebo and the Shadow
di Manoel de Oliveira
(Portogallo-Francia/2012)

Le stellestars non si riconoscono quasi, la luce è fioca nell’ultimo, estremo e estremistico film saggio di de Oliveira. Il fattore della verità tutto in una notte, giocata fra interni e esterni spettrali, come coloro che li abitano. Il teatro è altrove e forse non siamo nemmeno più dietro le quinte. Gruppo quasi di famiglia dove i corpi sembrano più che parlanti, parlati, e recitare il Testo che solo un Ronconi avrebbe potuto far finta di mettere in scena, girare. Le navire night continua a esplodere congelato dal calore di un’illuminazione artificialmente naturale che vorrebbe, fino all’ultimo, farsi luogo della Verità.

Passion
di Brian De Palma
(Francia-Germania/2012)

Più gli schermi si rincorrono slittandosi e rincorrendosi vertiginosamente, più i doppi si illudono di annientarsi e sbranarsi, più come spettatori ci sentiamo molteplici e più e il nostro occhio si inabissa, perturbante e perturbato. Malickianamente si oscilla tra le due belle e il cinemabestia che le fa ballare in una danza di morte, forse solo apparente, espressionisticamente e fittiziamente hitchcockiana .Il voyeurismo a forza di farsi lavorare dal cinema è come collassato e il nostro occhio ‘sui generis’ cerca disperatamente un punto sul quale focalizzarsi. Set infuocati, doppi corpi e volti di superfici sotterranee che impediscono, ancora una volta, o qui più che mai, al senso, di respirare ‘bene’.

   

Io e te
di Bernardo Bertolucci
(Italia/2012)

Il cinema è danza, è amore, dipendenza, quasi morte. È imparare a guardare e a farsi guardare dall’altro, prima che l’immagine si fermi. Bertolucci ci ha mostrato, fingendo uno sguardo vergine, tutto questo. Duemila atto primo.

 

 

Dei titoli selezionati da Andrea Pastor tra il meglio del 2012, su RC puoi trovare:
"Holy Motors" di Leos Carax – a cura di Olivier Père
"Holy Motors" di Leos Carax – a cura di Michele Salvezza
"Gebo et l’ombre" di Manoel de Oliveira – a cura di Leonardo Persia

 

 

cover image: To the Wonder di Terrence Malick

 



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