Giovanni Verrando, un’appendice

È proprio vero che la critica (musicale) serve ancora a qualcosa. Nonostante una dilagante superficialità sulle parole della lingua italiana, siamo oltremodo lieti di poter aggiungere questa glossa a un passaggio del nostro articolo Suoni inarmonici, unicorni e guanti di lattice che dedicammo su questa rivista al compositore Giovanni Verrando.
Se infatti nell’articolo sottolineavo – con acribia pignola – che nel breve saggio La musica come esperienza estetica inattuale pubblicato sul suo sito, il musicista ligure si era lanciato in un aggettivo – “intelleggibile” – che così scritto metteva i brividi, ora possiamo dire con grande soddisfazione di aver letto lo stesso saggio trovandovi la correzione in “intelligibile”.
Come avrebbe detto il simpatico personaggio di Piccolo Bonaparte in A qualcuno piace caldo di Wilder, rivolgendosi a un collega mafioso che aveva sbagliato un colpo: “Errare è umano… perdonare divino”. E poiché errare capita a tutti, propongo l’ascolto di un pezzo di Verrando; potrà non piacere – specie in certe soluzioni un po’ manierate, che però non escludono qua e là sviluppi di curioso solipsismo quasi autistico –, tuttavia… non vi sono guanti di lattice, bensì note e strumenti.
Buon ascolto.

Dario Agazzi

 

 

Suoni inarmonici, unicorni e guanti di lattice: la musica feticista di Giovanni Verrando
4 aprile 2017



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